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Ken Russell

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2009 18:52
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Post: 71
22/12/2008 21:01

Il mistico blasfemo
[IMG]http://i39.tinypic.com/2cdjymg.jpg[/IMG]

Vi chiedo scusa, ma non ho saputo resistere alla tentazione di aprire un topic su di lui, nonostante le discussioni fluviali già avute in altra sede. Sto regista l'ho conosciuto che avevo 11 anni e ancora oggi credo che sia al numero uno della mia top ten.
Sta volta però mi limiterò a riportare un ritratto del regista fatto dall'enigmatico Scaruffi, che mi è sempre piaciuto un casino anche se forse è un po' troppo ridondante, ma comunque descrive i tratti peculiari del cinema di Russell in maniera abbastanza efficace:

"Ken Russell è un regista decadente, morboso, eccessivo, malato, maniacale. Estrae dal buco nero del passato miti di trasgressione e cerimoniali kitsch. La luce torbida e ipnotica della sua fantasia irradia immagini simboliche di enorme suggestione figurativa e ambiguo spessore semantico. Eros, stravaganza, demonismo. cattivo gusto, fasto barocco, estro visionario: ogni suo film è un delirio che si affida a tutte le forme di farnetico, religiose, mediche, psichedeliche, artistiche, etc. Le origini della mania del biografismo psicanalitico e aneddotico testimoniano del suo interesse per lo stato di allucinazione per eccellenza: il genio. La rappresentazione drammatica del genio è la ridondanza. La follia individuale si allaccia a quella delle masse nel momento in cui Russell introduce il kitsch, fossile organico ed abnorme, reperto dei miti e dei fanatismi nei secoli. Il suo è un cinema di atrocità. ideologiche, culturali e materiali. Ogni film è un urlo di violenza spropositata. Il kitsch catapulta l'eccezionalità aristocratica dei soggetti nella volgarità più bassa, mercificando senza pietà anime nobili e anime spregevoli. Il cinema di Russel rappresenta un'altra confusione di modo colto e di modo popolare, commistione medievale che dissacra il primo e nobilita il secondo. Nel pandemonio di colori, di riti freudiani, di esibizioni porno, di effetti da Grand Guignol, di goliardie scurrili, di miasmi infernali, di spasmi disgustosi, di empie voluttà, di abbiette turpitudini, di titaniche ambizioni, si districa un'intelligenza di eccezionale potenza drammatica."

Fonte:www.scaruffi.com

FILMOGRAFIA

French dressing (1963)
Il cervello da un miliardo di dollari (Billion Dollar Brain) (1965)
Donne in amore (1969)
L'altra faccia dell'amore (1970)
I diavoli (1971)
Il boyfriend (1972)
Messia selvaggio (1972)
La perdizione (1974)
Tommy (1975)
Lisztomania (1975)
Valentino (1977)
Stati di allucinazione (1980)
China Blue (1984)
Gothic (1986)
Aria (1988)
L'ultima Salomè (198)
La tana del serpente bianco (1989)
The Rainbow (1989)
Whore - Puttana (1991)
Oltre la mente (1995)
The fall of the louse of Usher (2002)

Fonte:it.wikipedia.org
[Modificato da maldoror. 23/12/2008 21:51]
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22/12/2008 21:39

Qui si rischia la pugna!!
[SM=g10658]

Sarò più preciso sta volta, trovo che Russell pecchi di una sola cosa fra quelle che Scaruffi gli attribuisce: intelligenza!

Specifico...
Russell manca di una vera e propria coerenza nella poetica, non tanto nella forma di espressione che fino a Stati di Allucinazione rimane molto simile e di altissimo livello, quanto nell'espresso, nel contenuto. Da una parte si pone come blasfemo anche fino all'assurdo, con uno stile volutamente kitsch, che esalta il parto creativo febbricitante e allucinatorio del genio, dall'altra difende a spada tratta la scienza e la conoscenza pura con morale annessa che non è così diversa da quella religiosa.

Insomma è un po' poco profondo nelle sue analisi e un po' facilone nel macchiettizzare un po' e rendere tutto facile. Non è una pecca che inficia totalmente la sua arte ci mancherebbe, però mi ha portato ad avere poca stima in Russell proprio come persona e artista. Visivamente e visionariamente è un talento da 10 e lode.

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 71
22/12/2008 22:01

Mazza, mi sono dimenticato di scrivere "topic vietato a Sgubonius"! [SM=g7576]
Guarda, francamente non sono d'accordo quando parli di mancanza di lucidità o di intelligenza, per motivi che magari spiegherò meglio in seguito, cioè, se per caso volessi specificare meglio quello a cui ti riferisci. Per quanto riguarda la contraddizione di cui parli, se ho capito bene credo che tu ti riferisca semplicemente all'"ideologia" che sta alla base di Stati di allucinazione, che stonerebbe col resto della sua filmografia, e questo sinceramente mi pare un po' poco per parlare di contraddizione, ma soprattutto bisogna vedere se c'è realmente questa contraddizione, perchè io non ne sarei così sicuro.
Se poi tu mi stai dicendo invece che la contraddizione consisterebbe nel fatto che prima è blasfemo e poi elogia la scienza che non sarebbe altro che un'altra fede, beh, è chiaro che dietro questa tua affermazione c'è un pensiero che io credo di non condividere manco per niente, come sai, non condivido cioè l'idea che la scienza sia semplicemente una fede, quindi secondo me la contraddizione di cui parli con la blasfemia non esiste, in quanto poggia le basi su delle premesse a mio avviso alquanto contestabile [SM=g8299]

Comunque ripeto che non sono neanche troppo d'accordo con le accusa di mancanza di lucidità; comunque quando vuoi sarò ben felice di ricominciare la guerra [SM=g10762]
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Post: 133
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23/12/2008 13:52

Qui non volevo arrivare al punto della scienza che è discutibile, volevo proprio capire come Rusell concilia la superiorità dell'ebbrezza allucinatoria del genio che arriva come un colpo di pistola con la superiorità della verità scientifica ottenibile coll'esperimento e nel progresso continuo.

Questo vale anche per un film come i Diavoli dove c'è sotteso un certo ideale illuminista che a contrasto con le magagne ecclesiastiche risalta come verità.
[Modificato da sgubonius 23/12/2008 14:22]

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Post: 71
23/12/2008 18:51

Mah, guarda, io credo che per quanto riguarda Stati di allucinazione, il discorso scientifico sia in realtà un pretesto per arrivare a un altro discorso che a Russell sta particolarmente a cuore, e cioè un discorso sulla "deflagrazione" del corpo, sulla sua tensione estrema e l'abbrutimento fisico come anticamera della morte, e quindi come momento in cui individuare la possibilità di una trascendenza, possibilità che però viene vissuta sempre con angoscia; insomma, per spiegarmi meglio, io credo che per Russell si possa parlare di "ossessione cristologica", in quanto ciò che lo ossessiona è il momento in cui Cristo si chiede "Padre perchè mi hai abbandonato", diciamo; infatti, non credo sia un caso che l'immagine del Cristo crocifisso ritorni così spesso nei suoi film, e soprattutto il fatto che quest'immagine venga utilizzata con connotazioni estremamente blasfeme (e soprattutto si pensi ai riferimenti baconiani presenti in Stati di allucinazione). Oltre al film in questione, a questo proposito, potrei citare I diavoli o anche La tana del serpente bianco (che però è uno dei suoi peggiori film). Per adesso non voglio addentrarmi più di tanto nell'argomento, però credo sia questo il tema alla base di Stati di allucinazione, tema che si va a inserire nella poetica di Russell in maniera perfettamente coerente,e credo quindi che il discorso scientifico o pseudo-scientifico sia soltanto un mezzo più che un fine.

Altre due piccole osservazioni: sinceramente non so quanto il discorso sul Genio possa essere in conflitto con la visione che tu hai definito illuminista de I diavoli, in quanto fra Romanticismo e Illuminismo ci sono non pochi nessi, basti pensare al fatto che Kant sia stato il primo a introdurre il concetto di Genio e di sublime, anticipando il Romanticismo.
In secondo luogo, francamente non so se la critica al potere e a qualunque forma di oppressione dello spirito debba essere per forza considerata illuminista, sia perchè ad esempio, I diavoli è un film che si rifà al teatro della crudeltà di Artaud, teatro anch'esso caratterizzato, almeno per quel poco che ne so, da una violenta denuncia del potere, tra le altre cose, e questo tipo di teatro non mi pare avesse molto a che spartire con l'Illuminismo, sia perchè mi ad esempio, anche un autore come Ferreri (è il primo nome che mi è venuto in mente) era visceralmente anarchico, basti pensare a L'udienza, ma non mi pare che fosse per niente illuminista.

Comunque sta volta cerchiamo di essere più brevi che possiamo [SM=g8861]
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Post: 133
Città: MILANO
23/12/2008 21:57

Infatti mi pare che la contraddizione emerga un po' anche dall'ultima parte del tuo post.

Insomma è veramente difficile inserire Russell in una certa influenza o assimilare i suoi temi e la sua poetica ad una ricerca specifica. Da una parte strizza l'occhio a tutta le esperienze del novecento che distruggono la ragione e l'unità ed esaltano il frammento e la convulsione, dall'altra sembra aver nostalgia del buon senso contro gli orrori della storia.

[SM=g10890]

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Post: 71
24/12/2008 00:48

Re:
Si è vero, mi sono un tantino contraddetto [SM=g7940] Va bè, il discorso sulla contraddizione in Russell magari lo riprendiamo in seguito, intanto volevo precisare solo due cose: I diavoli non lo ritengo esclusivamente una denuncia degli "orrori della storia", perchè quello che viene preso di mira è un Potere metastorico, al di là dell'evento storico particolare e realmente accaduto, e questo è sottolineato ad esempio dalle scenografie di Jarman, perchè le mura della cittadina, che sono una citazione di Metropolis di Lang, rimandano appunto a una dimensione metastorica.

Seconda cosa: tu dici che sarebbe difficile inquadrare le tematiche di Russell all'interno di una ricerca ben precisa; ecco, su questo non sarei troppo d'accordo, perchè credo che l'unità e l'omogeneità della sua poetica siano date da una componente trasversale che attraversa tutti i suoi film, nei quali infatti sono ravvisabili delle ossessioni costanti che secondo me consentono di inquadrare l'opera di Russell all'interno di una visione unitaria e coerente; la denuncia del potere, ad esempio, io non la faccio rientrare all'interno della poetica di Russell, non è a mio avviso un elemento peculiare della sua visione del mondo, ma è qualcosa di accidentale, relativa esclusivamente a un unico film, riguarda solo la superficie, mentre se uno scava un tantino più a fondo ne I diavoli, ci ritrova un sacco di ossessioni tipicamente russelliane, legate soprattutto al corpo ecc., insomma, secondo me il film non è leggibile esclusivamente in quella chiave lì, ma ci sono degli altri strati.

Insomma, io credo che sarebbe un po' come cercare una unitarietà nella poetica di Kubrick, o che so, di Bertolucci, limitandosi a considerare e a confrontare fra loro solo le singole storie che ogni loro film racconta, anzichè il film trasversale che li attraversa tutti.
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Post: 133
Città: MILANO
24/12/2008 14:23

Infatti le ossessioni, le tematiche, lo stile è ben definibile, solo che non si capisce bene dove sia direzionato ecco, questo è il dubbio di fondo che in qualche modo Russell mi lascia sempre.

Kubrick bene o male il suo pensiero impernia le opere, sa bene cosa fa e dove vuole arrivare. Bertolucci è uno della stirpe di Russell invece mi sa ... [SM=g8226]

Poi questo non toglie valore anche poetico alle immagini in sè, è una critica più a quanto diceva scaruffi del suo acume nel districarsi, mi pare più che abbia un talento per il pot pourri. Anche quello è un talento peraltro!

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Post: 3
Città: TORINO
08/01/2009 12:24

Discussione interessante, avrei principalmente due interventi da fare.
Non credo che Russell abbia una particolare “fede” o “interesse” nella scienza, tutt’altro direi. La scienza è presente principalmente in Stati di allucinazione ed è rappresentata dal personaggio di Mason: onesto, sincero e operoso nella sua “fede” (come un cattolico può essere autentico nel suo credo per quanto si possa discutere della Chiesa e della teologia cristiane…) ma alla fine risulta un ottuso, completamente cieco di fronte alle straordinarie esperienze di Jessup e al loro significato più profondo ma ugualmente incapace di spiegarsele, come evidenzia il dialogo con Arthur: “Tu credi negli agenti soprannaturali, Mason?” “No Arthur non ci credo!” “Allora quello che è successo stasera è stato un fenomeno fisico ma se è stato un fenomeno fisico dev’essere spiegabile e dobbiamo spiegarlo” al che Mason replica alzandosi tutto scocciato sbraitando che “ne ha abbastanza” e non ne vuole sapere di altro: preferisce chiudere gli occhi. Non dimentichiamoci poi che uno degli ispiratori di Russell sembra essere Lawrence, completamente insofferente verso la scienza e ogni dimensione intellettualistica (non in nome dello Spirito o qualcosa del genere, ma della emotività primigenia dell’uomo e della sua carne). E’ tuttavia in parte vero il discorso di sgubonius, che pare esserci al fondo di Russell una contraddizione non risolta tra esaltazione dell’eccezionalità del genio e richiamo del buon senso: e non è ravvisabile a mio parere in un conflitto tra i geni dei suoi film e la scienza, ma tra i geni e le loro mogli: già in Mahler alcuni ammiratori del musicista a quanto so rimasero irritati che la rappresentazione di un genio come lui e del suo processo creativo fosse mischiata a diavagazioni sui bisticci familiari con una donna non troppo intelligente con l’aria di una contadina che scrive canzoncine e poi le sotterra (pare comunque che la vera Alma Mahler fosse molto più “artistica”, per quanto ugualmente rompiballe). Ma è soprattutto in Stati di allucinazione che il conflitto è plateale: alla fine, Russell sta dalla parte di Jessup e delle sue tensioni al metafisico e alla trascendenza, o dalla parte della moglie, metà scienziata intelligente ma non geniale, metà donna di casa, che con l’amore lo riporta alla terra? Sarà forse nel “declino” che questa contraddizione si rivelerà in modo invadente: sempre più al delirio e alla perdizione Russell sentirà il bisogno di ritornare alla terra, al buon senso, alla normalità (il finale pacificante di China Blue o Gothic, le protagoniste borghesissime de La tana del serpente bianco che combattono la strega pagana, il realismo secco degli ultimi Rainbow o Whore).
Invece, vorrei dire che a mio parere la denuncia del potere non solo costituisce, al contrario di quanto sostiene maldoror, uno dei file rouge principali della sua poetica, ma che forse è proprio uno degli autentici elementi caratterizzanti e costanti che sgubonius ricerca. Non si intende solo potere statale, come ne I diavoli, ma ogni forma di oppressione e di sovrastruttura che snatura gli individui e li distoglie dalla loro ricerca della felicità e dell’amore. Tutto ciò è forse esemplificato nell’affermazione messa in bocca a Mahler: “Fai le cose per amore, non per dovere: il dovere è un sacrificio che finisce in un disastro. Il dovere ha solo il potere di distruggere e uccidere. Agisci per amore”. Ma gli esempi sono innumerevoli: dalla repressione cui si ribellano i suoi personaggi omosessuali, o in cerca dell’amore vero (le due trasposizioni di Lawrence); a Tommy che canta “Sono libero e la libertà ha il sapore della realtà; se ti dicessi cosa serve per raggiungere la vetta rideresti e diresti che non c’è nulla di più semplice, ma ti hanno insegnato che il messia indica la via e nessuno ha avuto il coraggio di scostarsi dal tempio” e che scalerà il monte fino alla luce solo dopo essersi affrancato dall’avidità dei genitori e dall'ambizione di guidare le masse; agli umori un po’ sguaiatamente anarchici del protagonista di Messia selvaggio; ai poliziotti che irrompono ne L’ultima Salome rompendo l’incantesimo della rappresentazione e arrestando lo scrittore...
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Post: 71
08/01/2009 13:58

Re:

Dunque, io credo che la questione Stati di allucinazione sia un tantino ingarbugliata in effetti, ma non vuol dire che sia realmente contraddittoria. Io credo che il discorso di Stati di allucinazione sia questo: quella che nel passato era la ricerca dell'anima, nell'epoca della scienza diventa la ricerca del Sè originario, concepito come qualcosa di "palpabile, tangibile, quantificabile", come dice lo stesso Jessup; dunque, dietro la ricerca scientifica non si nasconderebbe altro che una tensione metafisica mai abbandonata dall'Uomo. Ora, è sicuramente vero che le ricerche e gli esperimenti di Jessup sfociano poi nel paranormale, nell'irrazionale e apparentemente inspiegabile razionalmente, ma è pur vero che a tale risultato Jessup arriva sempre attraverso l'esperimento scientifico, cioè, non è che intervenga un fattore soprannaturale, estraneo, a condizionare i suoi esperimenti (comunque Mason forse rappresenta la scienza ufficiale più che la scienza in toto, che non approva e aborrisce i metodi del tutto anticonvenzionali e non ortodossi di Jessup). E questo è il primo problema.

Ora, in realtà io non credo che in Stati di allucinazione ci sia la contraddizione di cui parla charlus; mi sembra invece abbastanza evidente che Russell stia dalla parte della moglie di Jessup, e cioè dalla parte del ritorno all'immanenza, e del rifiuto della trascendenza; e credo sia proprio questa la possibile chiave per la risoluzione dell'apparente ambiguità del "pensiero russelliano": è possibile che Russell voglia dire che la metafisica e la scienza in realtà cerchino di rispondere entrambe alla medesima domanda, cioè, sembrano esprimere la stessa tensione verso l'assoluto, il trascendente, il Sè originario, l'archetipo (da qui credo derivino i riferimenti junghiani del film); dunque, il messaggio del film sembra essere che entrambe sarebbero destinate a fallire, appunto perchè la trascendenza è un'illusione, non esiste un sè originario ma solo un tutto indistinto e caotico, per essere banali, non esiste un significato dell'esistenza, e quindi l'unico modo per sopravvivere è quello di accettare totalmente il transitorio, l'immanente, l'amore (e quindi la moglie); dunque credo che dietro ci sia un messaggio piuttosto antiscientista; insomma, per rifarci a una discussione avviata di recente, e senza voler fare paragoni impropri, credo che il messaggio di Stati di allucinazione non sia poi così diverso da quello di Otto e mezzo.
Resta però ancora un problema: se il messaggio è che non esiste nessun assoluto (che sia il sè originario o Dio), allora come si concilierebbe l'apparente ateismo di fondo del film con la fede cattolica di Russell e la tensione mistica presente invece negli altri suoi film? [SM=g8152]

Infine, discorso sul potere: in effetti charlus ha ragione, non avevo pensato che la denuncia del potere è una costante in Russell; ma ciò contro cui Russell si scaglia credo sia soprattutto l'aspetto repressivo del potere, e con ciò intendo la repressione del piacere; oltre gli esempi fatti da charlus a proposito di La perdizione, Tommy, L'ultima Salomè e gli altri, citerei appunto I diavoli, in cui il potere statale si serve della repressione e frustrazione sessuale delle suore per arrivare ai suoi scopi, e cioè per ottenere l'incriminazione di Grandieur; dunque, non so quanto possa essere considerato un discorso di "buon senso", o in contraddizione con l'esaltazione irrazionalistica del Genio; ad esempio, giusto per dirne una, la denuncia del Potere da questo punto di vista mi pare sia il cavallo di battaglia di Deleuze e Guattari ne L'antiedipo, anche se ovviamente a dei livelli intellettuali ben più elevati, ma si può citare anche il Surrealismo.

Poi vabbè, da China Blue in poi non va considerato perchè è chiaro che non è stato Russell a girare quei film, ma uno che si spacciava per lui [SM=g10897]
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Post: 133
Città: MILANO
08/01/2009 15:50

Quelli post-1980 non li ho visti dato che il buon maldoror me li ha sconsigliati, quindi non saprei muovermi su quelli, riguardo agli altri credo che comunque venga fuori una certa titubanza degli spettatori di fronte all'opera del regista, nel suo dispiegarsi per quasi 20 anni, e la fatica nel trovare realmente delle costanti e delle giustificazioni effettive ad una certa poetica che è invece abbastanza chiara.

Stati di Allucinazione, film dove in qualche modo Russell ha cercato di mettere più in chiaro delle cose, è la prova che la chiarezza non è esattamente il miglior talento di questo regista. Tutto il discorso sul corpo, sulla transitorietà, da una parte stride con l'ideale mistico-febbricitante e direi antiscientifico del genio, dall'altro pure con quello che è l'altro riferimento (diciamo Bacon per intenderci) perchè manca tutta la dimensione orrorifica che è piegata generalmente al kitsch in Russell.

Poi distruggere è sempre più facile che creare, e trovare la mancanza di coerenza è più facile che giustificare, però sicuramente c'è una pecca "intellettuale" in Russell, che pure non inficia del tutto il suo essere artista, ma certamente fa sì che le sue opere meno pretenziose siano le migliori.

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"La vita è una festa... viviamola insieme"
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Post: 71
08/01/2009 18:49

Solo due cose: non capisco bene perchè l'elogio irrazionalistico del genio dovrebbe stridere col discorso sull'immanenza e sulla "fede" nel transitorio come conseguenza del rifiuto del trascendente; come ho detto prima, senza voler fare paragoni impropri, mi sembra che il discorso fatto da Stati di allucinazione infondo sia lo stesso di Otto e mezzo (il rifiuto della trascendenza, della verticalità, in favore dell'animalitas, l'accettazione dell'essere come divenire ecc.), ma non mi pare che ciò in Fellini sarebbe stato incompatibile con un eventuale discorso sul genio (che però Fellini non ha mai fatto mi sa [SM=g7940] ).

Poi non capisco neanche l'incompatibilità con Bacon, visto che mi sembra che spesso in Russell ci sia un discorso molto baconiano sul corpo, soprattutto in Stati di allucinazione; e non sono d'accordo neanche sul fatto che tale discorso manchi in Russell della componente orrorifica baconiana o che sia sempre ripiegato sul kitsch: scusa, lo stesso William Hurt, nel finale del film in questione, sperimente su sè stesso "quell'ultimo istante del terrore che è la vita, ed è il nulla, un semplice orrendo nulla", come dice lui stesso; insomma, direi che già in questa sola frase c'è tutto l'orrore di Bacon, e della "mancata trascendenza" delle sue crocifissioni; allo stesso modo, ne I diavoli, nella scena della madre della ragazza che muore di peste, anche li c'è lo stesso discorso baconiano, quando Grandieur le dice "prega, tu sei sulla soglia della vita eterna", ma il suo rantolo finale lascia una sorta di dubbio, di angoscia sospesa; e direi che l'orrore qui non è soltanto concettuale, ma anche espresso nella terribilità della scena, nel corpo orribilmente deturpato della donna, nella sua atroce agonia. [SM=g8435]
[Modificato da maldoror. 08/01/2009 18:52]
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