Re:
Dunque, io credo che la questione Stati di allucinazione sia un tantino ingarbugliata in effetti, ma non vuol dire che sia realmente contraddittoria. Io credo che il discorso di Stati di allucinazione sia questo: quella che nel passato era la ricerca dell'anima, nell'epoca della scienza diventa la ricerca del Sè originario, concepito come qualcosa di "palpabile, tangibile, quantificabile", come dice lo stesso Jessup; dunque, dietro la ricerca scientifica non si nasconderebbe altro che una tensione metafisica mai abbandonata dall'Uomo. Ora, è sicuramente vero che le ricerche e gli esperimenti di Jessup sfociano poi nel paranormale, nell'irrazionale e apparentemente inspiegabile razionalmente, ma è pur vero che a tale risultato Jessup arriva sempre attraverso l'esperimento scientifico, cioè, non è che intervenga un fattore soprannaturale, estraneo, a condizionare i suoi esperimenti (comunque Mason forse rappresenta la scienza ufficiale più che la scienza in toto, che non approva e aborrisce i metodi del tutto anticonvenzionali e non ortodossi di Jessup). E questo è il primo problema.
Ora, in realtà io non credo che in Stati di allucinazione ci sia la contraddizione di cui parla charlus; mi sembra invece abbastanza evidente che Russell stia dalla parte della moglie di Jessup, e cioè dalla parte del ritorno all'immanenza, e del rifiuto della trascendenza; e credo sia proprio questa la possibile chiave per la risoluzione dell'apparente ambiguità del "pensiero russelliano": è possibile che Russell voglia dire che la metafisica e la scienza in realtà cerchino di rispondere entrambe alla medesima domanda, cioè, sembrano esprimere la stessa tensione verso l'assoluto, il trascendente, il Sè originario, l'archetipo (da qui credo derivino i riferimenti junghiani del film); dunque, il messaggio del film sembra essere che entrambe sarebbero destinate a fallire, appunto perchè la trascendenza è un'illusione, non esiste un sè originario ma solo un tutto indistinto e caotico, per essere banali, non esiste un significato dell'esistenza, e quindi l'unico modo per sopravvivere è quello di accettare totalmente il transitorio, l'immanente, l'amore (e quindi la moglie); dunque credo che dietro ci sia un messaggio piuttosto antiscientista; insomma, per rifarci a una discussione avviata di recente, e senza voler fare paragoni impropri, credo che il messaggio di Stati di allucinazione non sia poi così diverso da quello di Otto e mezzo.
Resta però ancora un problema: se il messaggio è che non esiste nessun assoluto (che sia il sè originario o Dio), allora come si concilierebbe l'apparente ateismo di fondo del film con la fede cattolica di Russell e la tensione mistica presente invece negli altri suoi film?
Infine, discorso sul potere: in effetti charlus ha ragione, non avevo pensato che la denuncia del potere è una costante in Russell; ma ciò contro cui Russell si scaglia credo sia soprattutto l'aspetto repressivo del potere, e con ciò intendo la repressione del piacere; oltre gli esempi fatti da charlus a proposito di La perdizione, Tommy, L'ultima Salomè e gli altri, citerei appunto I diavoli, in cui il potere statale si serve della repressione e frustrazione sessuale delle suore per arrivare ai suoi scopi, e cioè per ottenere l'incriminazione di Grandieur; dunque, non so quanto possa essere considerato un discorso di "buon senso", o in contraddizione con l'esaltazione irrazionalistica del Genio; ad esempio, giusto per dirne una, la denuncia del Potere da questo punto di vista mi pare sia il cavallo di battaglia di Deleuze e Guattari ne L'antiedipo, anche se ovviamente a dei livelli intellettuali ben più elevati, ma si può citare anche il Surrealismo.
Poi vabbè, da China Blue in poi non va considerato perchè è chiaro che non è stato Russell a girare quei film, ma uno che si spacciava per lui