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Giacomo Leopardi

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    sgubonius
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    Città: MILANO
    00 23/12/2008 16:51
    (1798 - 1837)
    GIACOMO LEOPARDI



    Inutile introdurlo, ne abbiamo avuto tutti fin troppe durante l'educazione scolastica per voler sentire le solite teorizzazioni sterili su quello che rimane il poeta più importante per l'Italia ed uno dei poeti maggiormente letti in tutto il mondo.

    Mi limito quindi ad una considerazione certo bizzarra che però ho maturato leggendo le sue opere senza la sovrastruttura scolastica che li incanala in categorie da verifica per il voto. E' poi così tremendo il pessimismo cosmico che viene teorizzato? Mi muove una curiosità: Leopardi arrivò realmente al disincantamento nichilistico della peggior specie quando cessò di scrivere per passare "dal bello al vero" accusando la natura di aver soffocato anche le sue illusioni di poeta. Eppure tempo qualche anno e il vulcano poetico ha ricominciato ad eruttare, vulcano almeno tanto potente quanto il Vesuvio che insidia la Ginestra, forse anche di più! In questo riprendere a scrivere, in questo riannegarsi nelle immensità e nel dolce naufragare c'è una scelta creativa ed esistenziale che a mio avviso scardina totalmente il nichilismo della ragione distruttrice. Anche ad esempio nella celebre lettera che Leopardi doveva inviare al padre per annunciargli il proposito di fuggire da Recanati (proposito poi frustrato e mai portato a termine, cosicchè la lettera non fu mai spedita), Giacomo dice di preferire una vita da mendicante agli agi paterni (che soffocano i desideri soddisfandoli pacatamente), in qualche modo richiamando una volontà di vita e di sofferenza che non risponde alle invocazioni "ad Arimane" delle sue poesie.

    Schopenhauer non è arrivato a questo superamento, agnognando la nolontà (peraltro un assurdità in termini) e rinnegando davvero l'arte riconoscendone solo un quietivo. Leopardi invece proprio per il suo essere artista e nella decisione di continuare ad esserlo credo che sia andato oltre.

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    "La vita è una festa... viviamola insieme"
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    sgubonius
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    Città: MILANO
    00 28/12/2008 01:17
    L'Infinito
    Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
    E questa siepe, che da tanta parte
    Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e rimirando, interminati
    Spazi di là da quella, e sovrumani
    Silenzi, e profondissima quiete
    Io nel pensier mi fingo, ove per poco
    Il cor non si spaura. E come il vento
    Odo stormir tra queste piante, io quello
    Infinito silenzio a questa voce
    Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
    E le morte stagioni, e la presente
    E viva, e il suon di lei. Così tra questa
    Immensità s’annega il pensier mio:
    E il naufragar m’è dolce in questo mare.

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    "La vita è una festa... viviamola insieme"
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    sgubonius
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    Città: MILANO
    00 28/12/2008 01:19
    Il Passero Solitario
    D'in su la vetta della torre antica,
    Passero solitario, alla campagna
    Cantando vai finché non more il giorno;
    Ed erra l'armonia per questa valle.
    Primavera dintorno
    Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
    Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
    Odi greggi belar, muggire armenti;
    Gli altri augelli contenti, a gara insieme
    Per lo libero ciel fan mille giri,
    Pur festeggiando il lor tempo migliore:
    Tu pensoso in disparte il tutto miri;
    Non compagni, non voli,
    Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
    Canti, e così trapassi
    Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

    Oimè, quanto somiglia
    Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
    Della novella età dolce famiglia,
    E te german di giovinezza, amore,
    Sospiro acerbo de' provetti giorni,
    Non curo, io non so come; anzi da loro
    Quasi fuggo lontano;
    Quasi romito, e strano
    Al mio loco natio,
    Passo del viver mio la primavera.
    Questo giorno ch'omai cede alla sera,
    Festeggiar si costuma al nostro borgo.
    Odi per lo sereno un suon di squilla,
    Odi spesso un tonar di ferree canne,
    Che rimbomba lontan di villa in villa.
    Tutta vestita a festa
    La gioventù del loco
    Lascia le case, e per le vie si spande;
    E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
    Io solitario in questa
    Rimota parte alla campagna uscendo,
    Ogni diletto e gioco
    Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
    Steso nell'aria aprica
    Mi fere il Sol che tra lontani monti,
    Dopo il giorno sereno,
    Cadendo si dilegua, e par che dica
    Che la beata gioventù vien meno.

    Tu, solingo augellin, venuto a sera
    Del viver che daranno a te le stelle,
    Certo del tuo costume
    Non ti dorrai; che di natura è frutto
    Ogni vostra vaghezza.
    A me, se di vecchiezza
    La detestata soglia
    Evitar non impetro,
    Quando muti questi occhi all'altrui core,
    E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
    Del dì presente più noioso e tetro,
    Che parrà di tal voglia?
    Che di quest'anni miei? che di me stesso?
    Ahi pentirommi, e spesso,
    Ma sconsolato, volgerommi indietro.

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    "La vita è una festa... viviamola insieme"
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    sgubonius
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    Città: MILANO
    00 30/12/2008 18:06
    Visto che ci avviciniamo al nuovo anno...
    Anche se qui manca un superuomo!



    Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere


    Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?

    Passeggere: Almanacchi per l'anno nuovo?

    Venditore: Si signore.

    Passeggere: Credete che sarà felice quest'anno nuovo?

    Venditore:Oh illustrissimo si, certo.

    Passeggere: Come quest'anno passato?

    Venditore: Più più assai.

    Passeggere: Come quello di là?

    Venditore: Più più, illustrissimo.

    Passeggere: Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?

    Venditore: Signor no, non mi piacerebbe.
    Passeggere: Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?

    Venditore: Saranno vent'anni, illustrissimo.

    Passeggere: A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?

    Venditore: Io? non saprei.

    Passeggere: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?

    Venditore: No in verità, illustrissimo.

    Passeggere: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?

    Venditore: Cotesto si sa.

    Passeggere: Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?

    Venditore: Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.

    Passeggere: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?

    Venditore: Cotesto non vorrei.

    Passeggere: Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?

    Venditore: Lo credo cotesto.

    Passeggere: Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?

    Venditore: Signor no davvero, non tornerei.

    Passeggere: Oh che vita vorreste voi dunque?

    Venditore: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.

    Passeggere: Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?

    Venditore: Appunto.

    Passeggere: Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?

    Venditore: Speriamo.

    Passeggere: Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.

    Venditore: Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.

    Passeggere: Ecco trenta soldi.

    Venditore: Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

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    "La vita è una festa... viviamola insieme"