Velluto blu (1986)

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maldoror.
00venerdì 19 dicembre 2008 18:03
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Io credo che Velluto blu sia il capolavoro di Lynch, anche se sicuramente ne ha fatti degli altri, oltre che la vera summa della poetica lynchana (altro che INLAND EMPIRE!). Nel film troviamo l'espressione più netta, resa attraverso una messinscena semplicemente perfetta, del "manicheismo lynchano", ovvero di quella contrapposizione dialettica tra purezza e orrore, innocenza e perversione, insomma, tra Bene e Male, che vengono identificati il primo con il mondo familiare e idilliaco che si trova in superficie, il secondo con il mondo sotterraneo che invece si agita sotto quella superficie, e che preme per emergere.
A questo dualismo non possono non essere associati dei capisaldi dell'immaginario fantastico e onirico, uno dei quali è sicuramente Il mago di Oz. Il protagonista del film, Jeffrey, si ritrova infatti catapultato dalla sua piccola casa di provincia, dove abita incieme alle zie, e circondato da una serie di personaggi familiari e rassicuranti, in una dimensione in cui ritroviamo una vaga proiezione di quella normalità, ma stravolta nei toni dell'incubo, in cui il familiare diventa perturbante, e in cui incontriamo anche una Dorothy (Isabella Rossellini, e il nome non è sicuramente casuale) rimasta prigioniera di questo perverso mondo di Oz, nel quale è stata trascinata con violenza da Frank, nel momento in cui questi le rapisce il marito e il figlio.
Inoltre, cosa interessante, la stessa Laura Dern pare aver compiuto il salto da un mondo all'altro nel passaggio da Velluto blu e Cuore selvaggio. In quest'ultimo film, infatti, la Dern incarna un personaggio femminile abbastanza agli antipodi rispetto a quello del film precedente, una donna molto più vissuta e che ha già conosciuto l'orrore del mondo, che è già stata "contaminata", ma che mantiene comunque una componente fortemente infantile, una purezza dello sguardo ravvisabile, per esempio, nella sua fantasia strampalata e molto sviluppata, come se avesse conservato qualcosa del candore del personaggio precedente, di prima che oltrepassasse il confine (senza contare il fatto che in Cuore selvaggio ci sono riferimenti molto più espliciti al Mago di Oz rispetto a Velluto blu, è uno di questi è quello in cui si vede la Dern che indossa un paio di scarpette rosse e sbatte tre volte i talloni, come se volesse tornare "a casa", subito dopo aver subìto le molestie di Bobby Perù).
Ma tornando a Velluto blu, un altro riferimento che credo sia inevitabile fare è quello ad Alice nel paese delle meraviglie. Jeffrey, infatti, è come se si inoltrasse nel mondo "al di là dello specchio", un mondo capovolto nel quale incontra, appunto, dei doppi speculari: Frank, infatti, può essere visto come un doppio malvagio dello stesso Jeffrey, Dorothy di Sandy, mentre il rapporto casto e melenso tra i due ragazzi trova il suo corrispettivo malato, il suo capovolgimento speculare, in quello sadomasochistico e perverso tra Frank e Dorothy ( e questo mi fa pensare all'ultimo episodio di Twin Peaks, in cui i vari personaggi incontrano nella Loggia nera i loro doppi malefici, ma gran parte della filmografia di Lynch è attraversata dalla tematica del doppio).
Ma questa dualità così netta e schematica, sebbene i due universi coesistano nello stesso livello di realtà (a differenza di Twin Peaks, dove questa contrapposizione dialettica assume una valenza ancor più astratta e "metafisica"), ad uno sguardo più attento, credo non possa non far pensare ad una sorta di proiezione mentale, una rappresentazione dell'universo psichico dello stesso Lynch: la cittadina di Lumberton, infatti, è immaginaria (a differenza di Twin Peaks, che invece esiste realmente), e poi, il fatto che il mondo felice di Jeffrey sia caratterizzato da atmosfere esageratamente retro oltre che tipicamente anni '50, tanto da sembrare realmente appartenere a quel periodo, mentre quello di Frank presenta un livello di malattia e degrado, invece, tipicamente anni '80, fa sì che la vicenda appaia sospesa in una sorta di atemporalità, in una dimensione temporalmente indefinita, che quindi, sembra rimandare alla messa in scena di un mondo interiore.
Infine, vanno anche citate le fortissime implicazioni psicanalitiche del film: Jeffrey che spia da uno spiraglio dell'armadio il rapporto violento tra Frank e Dorothy è un esempio lampante di "scena madre" freudiana (anche se non so quanto Lynch fosse consapevole di questo), così come le dinamiche psicologiche che si vengono a creare fra i tre personaggi, costituiscono forse una delle rappresentazioni del conflitto edipico più esplicite della storia del cinema ( ricordate quando, durante l'amplesso con la Rossellini, Frank dice "papà sta tornando, papà sta tornando"? Oppure quando dice "io sparo quando vedo il bianco degli occhi"?).

Comunque, non credo si possa spiegare perchè Velluto blu sia un capolavoro attraverso la semplice descrizione dei contenuti. La grande bellezza di questo film sta nella perfezione stilistica con la quale Lynch organizza tutto questo materiale narrativo e simbolico, nella maestria registica, nella sua enorme sensibilità nel creare atmosfere assolutamente ammalianti e fascinose.
Un film davvero magico, che mi fa venire la pelle d'oca ogni volta che lo rivedo, e che contiene diverse suggestioni e immagini che sono entrate a far parte ufficialmente dell'immaginario lynchano (superfluo citare la celeberrima sequenza di apertura, o la già citata scena dell'amplesso spiato da Jeffrey).
sgubonius
00sabato 27 dicembre 2008 02:32
Concordo nel fatto che sia il migliore di Lynch, regista che però digerisco poco forse anche per antipatia personale, questo è indubbiamente però un film riuscito e molto potente, anche se col rischio che questo grosso motore giri un pochino a vuoto. Questo film mantiene una perfezione stilistica su cui oggettivamente si può ridire poco, e tutto sommato anche una logica (un po' perversa) ferrea. Credo che lo rivedrò appena ne ho l'occasione dato che ho ricordi un po' confusi sui dettagli e tendo a ricordare solo alcune scene/colori/attori.

PS: se apri il topic di Lynch ci facciamo una bella litigata! [SM=g8435]
orpheus2046
00venerdì 2 gennaio 2009 19:43
dissento che sia il capolavoro di Lynch,ma concordo nel dire che il punto forte era la stilistica e il simbolismo(artistico piucchè psicanalitico).
Il punto di vista contenutistico sebbene qui più profondo rispetto ad altri lavori di Lynch per me rimane un parametro del tutto irrilevante per valutare un film di Lynch.
Comunque la colonna sonora è la migliore di Badalamenti.

PS Frank è spudoratamente un idolo!
"Soave,sei così fottutamente soave!" [SM=g7576]
maldoror.
00venerdì 2 gennaio 2009 19:52
Re:

Non sono d'accordo soltanto sul fatto che il simbolismo non sia molto psicanalitico, perchè mi pare che tutto il film sia, come dicevo nel post, una delle rappresentazioni del conflitto edipico più esplicite che si siano mai viste al cinema, cioè, ci sono dei riferimenti psicanalitici fin troppo evidenti dai (anche se io non so quanto Lynch ne fosse consapevole).
Per il resto anch'io sono d'accordissimo sul fatto che non si possa giudicare un film di Lynch basandosi sul suo contenuto, ma il fatto è che secondo me in quasi tutti gli altri suoi film (soprattutto gli ultimi) la forma eccede il contenuto, cioè, la struttura narrativa sembra essere indipendente da ciò che viene raccontato. Velluto blu invece, io lo considero forse il suo miglior film, oltre che il suo più classico, perchè credo che ci sia una corrispondenza praticamente perfetta tra la forma e il contenuto, e in ciò risiede secondo me la perfezione stilistica.
sangfroid
00venerdì 2 gennaio 2009 20:40
Beh, dire che c'è una corrispondenza perfetta tra forma e contenuto mi pare un tantino eccessivo. Di psicanalitico abbiamo il complesso edipico da te citato, ma che mi pare solo un accenno, una punta di un iceberg ben più interessante. Insomma, capiamo che il protagonista (liceale [SM=g10765]) è attratto da una donna adulta/matura e quindi arriva ad odiare Frank e a volerlo uccidere. Mi pare pochetto. E' un'ottimo esempio di struttura narrativa coinvolgente (Lynch dà il meglio di sé in quelle lineari o quasi), con alcuni colpi di genio, tipo la scena di sesso con la Rossellini.
sgubonius
00venerdì 2 gennaio 2009 21:32
Forse non è il luogo adatto... ma una domanda per Orpheus: quando togli quel briciolo di concettualità cosa rimane della potenza espressiva di Lynch?
Intendo dire: un motore deve essere collegato ad un albero di trasmissione, altrimenti non muove un tubo!
orpheus2046
00sabato 3 gennaio 2009 14:39
Re:
Beh sì,la psicanalisi c'è,ma come diceva Sangfroid,non è granchè approfondita.
Per questo dicevo che c'era più a livello artistico,praticamente è più un espediente che la causa principale delle vicende del film.

sgubonius, 02/01/2009 21.32:

Forse non è il luogo adatto... quando togli quel briciolo di concettualità cosa rimane della potenza espressiva di Lynch?



Rimane Inland Empire [SM=g9310] !
Scherzi a parte penso che i film di Lynch siano un pò un puzzle ben incastrato e molto basato sulle sfumature:tolta una parte,seppure di minore importanza,il film perderebbe molta consistenza.
sgubonius
00sabato 3 gennaio 2009 14:43
In futuro approfondiremo sul topic di Lynch, magari anche con quegli utenti che purtroppo hanno scritto qualcosa ma si è cancellato! [SM=g10897]
maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 19:02
sgubonius, 03/01/2009 14.43:

In futuro approfondiremo sul topic di Lynch



Non vedo l'ora! [SM=g8806]
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