maldoror.
00venerdì 19 dicembre 2008 18:03
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Io credo che Velluto blu sia il capolavoro di Lynch, anche se sicuramente ne ha fatti degli altri, oltre che la vera summa della poetica lynchana (altro che INLAND EMPIRE!). Nel film troviamo l'espressione più netta, resa attraverso una messinscena semplicemente perfetta, del "manicheismo lynchano", ovvero di quella contrapposizione dialettica tra purezza e orrore, innocenza e perversione, insomma, tra Bene e Male, che vengono identificati il primo con il mondo familiare e idilliaco che si trova in superficie, il secondo con il mondo sotterraneo che invece si agita sotto quella superficie, e che preme per emergere.
A questo dualismo non possono non essere associati dei capisaldi dell'immaginario fantastico e onirico, uno dei quali è sicuramente Il mago di Oz. Il protagonista del film, Jeffrey, si ritrova infatti catapultato dalla sua piccola casa di provincia, dove abita incieme alle zie, e circondato da una serie di personaggi familiari e rassicuranti, in una dimensione in cui ritroviamo una vaga proiezione di quella normalità, ma stravolta nei toni dell'incubo, in cui il familiare diventa perturbante, e in cui incontriamo anche una Dorothy (Isabella Rossellini, e il nome non è sicuramente casuale) rimasta prigioniera di questo perverso mondo di Oz, nel quale è stata trascinata con violenza da Frank, nel momento in cui questi le rapisce il marito e il figlio.
Inoltre, cosa interessante, la stessa Laura Dern pare aver compiuto il salto da un mondo all'altro nel passaggio da Velluto blu e Cuore selvaggio. In quest'ultimo film, infatti, la Dern incarna un personaggio femminile abbastanza agli antipodi rispetto a quello del film precedente, una donna molto più vissuta e che ha già conosciuto l'orrore del mondo, che è già stata "contaminata", ma che mantiene comunque una componente fortemente infantile, una purezza dello sguardo ravvisabile, per esempio, nella sua fantasia strampalata e molto sviluppata, come se avesse conservato qualcosa del candore del personaggio precedente, di prima che oltrepassasse il confine (senza contare il fatto che in Cuore selvaggio ci sono riferimenti molto più espliciti al Mago di Oz rispetto a Velluto blu, è uno di questi è quello in cui si vede la Dern che indossa un paio di scarpette rosse e sbatte tre volte i talloni, come se volesse tornare "a casa", subito dopo aver subìto le molestie di Bobby Perù).
Ma tornando a Velluto blu, un altro riferimento che credo sia inevitabile fare è quello ad Alice nel paese delle meraviglie. Jeffrey, infatti, è come se si inoltrasse nel mondo "al di là dello specchio", un mondo capovolto nel quale incontra, appunto, dei doppi speculari: Frank, infatti, può essere visto come un doppio malvagio dello stesso Jeffrey, Dorothy di Sandy, mentre il rapporto casto e melenso tra i due ragazzi trova il suo corrispettivo malato, il suo capovolgimento speculare, in quello sadomasochistico e perverso tra Frank e Dorothy ( e questo mi fa pensare all'ultimo episodio di Twin Peaks, in cui i vari personaggi incontrano nella Loggia nera i loro doppi malefici, ma gran parte della filmografia di Lynch è attraversata dalla tematica del doppio).
Ma questa dualità così netta e schematica, sebbene i due universi coesistano nello stesso livello di realtà (a differenza di Twin Peaks, dove questa contrapposizione dialettica assume una valenza ancor più astratta e "metafisica"), ad uno sguardo più attento, credo non possa non far pensare ad una sorta di proiezione mentale, una rappresentazione dell'universo psichico dello stesso Lynch: la cittadina di Lumberton, infatti, è immaginaria (a differenza di Twin Peaks, che invece esiste realmente), e poi, il fatto che il mondo felice di Jeffrey sia caratterizzato da atmosfere esageratamente retro oltre che tipicamente anni '50, tanto da sembrare realmente appartenere a quel periodo, mentre quello di Frank presenta un livello di malattia e degrado, invece, tipicamente anni '80, fa sì che la vicenda appaia sospesa in una sorta di atemporalità, in una dimensione temporalmente indefinita, che quindi, sembra rimandare alla messa in scena di un mondo interiore.
Infine, vanno anche citate le fortissime implicazioni psicanalitiche del film: Jeffrey che spia da uno spiraglio dell'armadio il rapporto violento tra Frank e Dorothy è un esempio lampante di "scena madre" freudiana (anche se non so quanto Lynch fosse consapevole di questo), così come le dinamiche psicologiche che si vengono a creare fra i tre personaggi, costituiscono forse una delle rappresentazioni del conflitto edipico più esplicite della storia del cinema ( ricordate quando, durante l'amplesso con la Rossellini, Frank dice "papà sta tornando, papà sta tornando"? Oppure quando dice "io sparo quando vedo il bianco degli occhi"?).
Comunque, non credo si possa spiegare perchè Velluto blu sia un capolavoro attraverso la semplice descrizione dei contenuti. La grande bellezza di questo film sta nella perfezione stilistica con la quale Lynch organizza tutto questo materiale narrativo e simbolico, nella maestria registica, nella sua enorme sensibilità nel creare atmosfere assolutamente ammalianti e fascinose.
Un film davvero magico, che mi fa venire la pelle d'oca ogni volta che lo rivedo, e che contiene diverse suggestioni e immagini che sono entrate a far parte ufficialmente dell'immaginario lynchano (superfluo citare la celeberrima sequenza di apertura, o la già citata scena dell'amplesso spiato da Jeffrey).