Nuovo Cinema Paradiso (1988)

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sgubonius
00venerdì 2 gennaio 2009 21:03
NUOVO CINEMA PARADISO



Questo film ha una magia che non sono ancora riuscito a decifrare del tutto. In assoluto il film più semplice (nel senso buono del termine, quella semplicità che ti lascia a bocca aperta e fa sembrare tutto facile) che abbia mai visto!
E' maledettamente banale, maledettamente melenso, maledettamente intriso di facile commozione, però non si lascia ridurre così ad un semplice strappalacrime da botteghino, c'è qualcosa di più, di magico ancora...

Intanto va detto che per me Tornatore rimane uno dei migliori registi viventi per quanto riguarda la bellezza e dolcezza delle immagini (intendo proprio come colori, come paesaggi, come fotografia...) e quando, come in questo film, a questa abilità si unisce una storia intensa condita alla perfezione dalle musiche di Morricone il risultato è già garantito. Però ancora c'è da capire cosa c'è di straordinario in questa storia...

Una spiegazione del perchè questa storiella trascenda il limite della favoletta, è secondo me il richiamo ad uno dei sentimenti più belli dell'uomo: la nostalgia malinconica. Il ritorno al luogo attraverso un gap temporale che contemporaneamente erge il passato nella sola luce del ricordo (che di solito mantiene solo quanto di positivo c'è) e proietta il presente in una dimensione di storicità fondante che ci riempe il cuore. Vedere il vecchio cinema crollare, il mentore morire, sono esperienze che ci riportano all'autenticità della vita, a quei momenti in cui per pochi secondi abbiamo in mano le briglie del passato e del futuro e avvaloriamo così al massimo il presente.
Manoel de Oliveira insiste spesso sul fatto che in fondo noi siamo solo una memoria che deambula, un centro implicato, una piega, dove i ricordi delle nostre esperienze sono contenuti e plasmano proprio forma della piega stessa, ecco qui penso che ritorni un po' la stessa idea. Nel momento in cui il regista Salvatore ritrova il passato anche un po' mitico della sua formazione, allora riesce ad "approfondire" la sua piega, a creare in sè quell'abisso che è l'artista e che permette il vivere artistico. La sua vita stessa diventa un film, un capolavoro, e la bellezza del film di Tornatore è proprio nell'essere riuscito a scavare nel suo passato per costruire questa magia del capolavoro nella storia quasi quotidiana di un ragazzino, di un amore, di una paesino. Il cinema diventa lo strumento in cui rivedere la propria vita, il simbolo stesso della piega è lo spettatore cinematografico, il piccolo Salvatore.

Chiudo con una considerazione... see Tornatore si mettesse a fare il serio ancora un po' credo che avremmo tutti da guadagnarci. Speriamo nel suo prossimo film.
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