NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI
Un film decisamente bizzarro, però affascinante, mentre negli spettacoli teatrali tutto sommato il lavoro decostruttivo avviene sul testo, sulla scenografia e sulla recitazione/phoné, qui non si salva più nulla. Bene ha sempre detto di aver voluto nel cinema (peraltro campo abbandonato abbastanza presto) maltrattare l'immagine, in maniera iconoclasta, forse nel tentativo di scalfire la meccanica del simbolo, cercando di togliere quel "corpo" all'immagine che inevitabilmente lo spettatore richiede come appoggio.
Comincio col dire che questo film non l'ho preso, non dico capito perchè tanto non c'è da capire, però indubbiamente per quanto riconosca il lavoro avaguardistico anche meticoloso di rielaborazione (girato in 16mm poi esteso in 35mm, montaggio frenetico col risultato di una temporalità distorta, per non parlare della causalità totalmente perversa), non posso dire di averlo "gustato". Purtroppo questi sono film che meritano solo se visti con una certa consapevolezza, per esempio magari dopo aver letto il saggio di Deleuze sul cinema, e un gusto particolare che credo sia rarissimo. Stento a credere che i tanti che tacciano di genialità questo siano veramente arrivati a questo livello, d'altronde Bene stesso diceva che ci vuole un genio per capirne un altro.
Comunque... forse temo troppo il cliché, forse il cinema non è strumento adatto ad un linguaggio così post-strutturale, forse semplicemente non è un capolavoro di suo. Comunque è un'esperienza, decisamente da vedere possibilmente senza partire a priori coll'idea che Bene sia un genio e senza quella che sia un ciarlatano. Come sempre comunque la forza di alcuni monologhi, grazie indubbiamente alla capacità espressiva del tono di voce e delle movenze del protagonista/regista, restano dentro e germogliano. E' un film che si può amare probabilmente, ma bisogna esserne capaci e forse degni.