MORTE A VENEZIA
Rivisto oggi per concludere l'anno in bellezza... film assolutamente capolavoro, parola che non amo sprecare e che però in questo caso (pur non essendo io un amante folle di Visconti) non posso non utilizzare. Ogni immagine è un quadro, ogni simbolo è carico di significati e ritorna come un fantasma a tempestare lo spettatore preso in un dualismo epocale, in un dramma che tormenta l'uomo fin dall'origine dei tempi: fra perfezione e corruzione, spirito e sensi, elevazione e caduta.
Credo che la scelta di spostare definitivamente il protagonista nella silhouette di Gustav Mahler (musicista anzichè scrittore, come era nella novella di Thomas Mann) sia stata il tocco finale per garantire una unità compositiva ad un film così bipolare. Il personaggio e la sua musica, che è la musica che accompagna le immagini del film, sono davvero un tutt'uno, e la potenza delle note di Mahler, scaturite dalla verità di tale conflitto interiore, sono l'arma migliore per far entrare nella carne dello spettatore gli stessi turbamenti esistenziali.
Conclude il capolavoro direi la cornice di una Venezia perfettamente riportata ad un lusso ottocentesco, eppure corrotta dall'interno da un male oscuro. Anche la città è così in qualche modo un personaggio in conflitto fra i due poli, e von Aschenbach non trova in questo luogo il conforto sperato, specchiandosi nelle acque di Venezia e rivedendoci solo il suo stesso disagio. Ogni abbellimento e hotel di lusso, ogni trucco, ogni tinta per capelli si scioglie di fronte alla corruzione e alla morte, di fronte a Tadzio buttato nella sabbia e infangato, di fronte alla fine dei grandi ideali di stirpe platonica che avevano animato l'ottocento, "saggezza, verità, dignità umana, è tutto finito". E' la fine di un'epoca prima ancora della fine di un uomo, ma è anche un fallimento che si ripete ogni giorno ovunque nel mondo quando la nostra vita piena di convinzioni di purezza si scontra colla durezza della realtà, quando inesorabilmente l'esistenza ci scorre fra le mani e si invecchia, "e non c'è al mondo impurità così impura come la vecchiaia".
"Io mi ricordo che c’era una clessidra come
questa in casa di mio padre… La sabbia scorre
attraverso un forellino così sottile che all’inizio
sembra che il livello della parte superiore non debba
cambiare mai.
Cominciamo ad accorgerci che la sabbia scorre via solo
verso la fine... Ma prima di allora ci vuole tanto che
non vale la pena di pensarci.
Poi all’ultimo momento, quando non c’è più tempo, ci
si accorge che è troppo tardi per pensarci…"