Le tre corone del marinaio (1983)

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maldoror.
00sabato 20 dicembre 2008 20:33
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E' la storia di uno studente che ha appena ucciso inspiegabilmente il suo maestro di vita per ragioni estremamente futili, e che per questo è ricercato dalla polizia e desidera il suicidio. Dunque, durante un vagabondaggio notturno, incontra un marinaio che gli dice di conoscere la sua situazione e gli comunica la sua intenzione di aiutarlo, cedendogli il suo posto nella nave, perciò lo invita a bere qualcosa con lui in uno stranissimo posto, una sorta di enorme sala da ballo tutta illuminata da luci azzurre, che sembra quasi un'altra dimensione, forse l'al di là. Qui, come ricompensa per l'aiuto offertogli, gli chiede di ascoltare la storia della sua vita, ovvero i suoi vagabondaggi per mezzo mondo a bordo del Funchalense, una nave che scopre essere abitata da fantasmi; dunque, in una sorta di lungo flashback, assistiamo a tutte le sue surreali e oniriche avventure, al suo incontro con una prostituta bambina, alla storia d'amore con una ballerina senza organi genitali (tra l'altro mi sembra ci sia una fortissima somiglianza tra la scena della prima esibizione della ballerina e quella del Club Silencio di Mulholland drive, anzi, non è detto che Lynch non si sia ispirato a questa scena), all'incontro con uno strano commesso viaggiatore che lo trascina a visitare i sotterranei di una casa abbandonata nella quale forse lo stesso marinaio aveva già vissuto, e una serie di incontri e vagabondaggi surreali.
Naturalmente la semplice descrizione della trama non rende giustizia al film, che è un'esperienza visiva davvero unica, un film di grandissima suggestione onirica, oltre che intellettuale; le influenze immediatamente ravvisabili sono quella di Coleridge (La ballata del vecchio marinaio), Le mille e una notte, il Surrealismo e Borges; anzi, il film sembra proprio un tipico gioco borgesiano, in quanto presenta una struttura a scatole cinesi, è costruito, cioè, come una serie di narrazioni all'interno di altre narrazione, fino a rendere pressochè impossibile distinguere tra la realtà e la finzione, la realtà e il sogno.
Nella prima inquadratura vediamo infatti la mano di qualcuno intento a scrivere su un foglio di carta, probabilmente lo stesso studente, il che suggerisce che l'intero film è tutto una narrazione di qualcun altro, e quindi una finzione nel senso borgesiano appunto, che ostenta il proprio carattere di finzionalità nella voluta paradossalità e illogicità degli avvenimenti.
Inoltre, questa esibita artificialità e finzionalità trova espressione anche nella fotografia antinaturalistica di Sacha Vierny (che guarda caso ha anche curato la fotografia di tutti o quasi i film di Greenaway), che attraverso un viraggio cromatico estremamente acceso, esprime proprio il carattere alterato e distorto, oltre che palesemente artificiale e finzionale, del "principio di realtà" che sembra dominare la narrazione.
Da molti è considerato il capolavoro di Ruiz; io non saprei dirlo, visto che ancora di Ruiz non ho visto quasi niente, ma posso assicurarvi soltanto che è un film davvero unico, e che gli amanti del cinema onirico e surreale non possono farsi sfuggire.
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