Fenomenologia del trash

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maldoror.
00venerdì 19 dicembre 2008 18:07
Premetto che quello di cui parlerò è il trash "volontario", ovvero quello della Troma, di film come Horror in Bowery Street (conoscete?), ma anche di film splatter come appunto il film omonimo di Peter Jackson e molti altri prodotti simili, in parte anche di Waters, ma forse lì il discorso è un po' diverso.

Io credo che il trash inteso in questa accezione non sia altro che una parodia della degradazione consumistica del cinema popolare americano.
Credo che le caratteristiche essenziali del trash siano due: la demenzialità esibita e l'oscenità.
Per quanto riguarda il primo punto, direi che si possa precisare ulteriormente dicendo che la demenzialità non è altro che la voluta mediocrità della messinscena, che, precisando ulteriormente, non è altro che il carattere di ostentata finzionalità e approssimatività della stessa.
Ora, io credo di aver individuato in ciò un'esasperazione parodistica di un aspetto della degradazione consumistica proprio delle produzioni hollywoodiane recenti, vedasi film con Bruce Willis e simili; direi che la ragion d'essere di questi film è proprio il botteghino, e credo che tale logica consumistica si concretizzi nella presenza degli stereotipi, che assolvono all'unica funzione di appagare il voyeurismo dello spettatore: le sparatorie, le scazzottate, gli inseguimenti ecc. (io sto facendo l'esempio solo con gli action-movies, per comodità, ma naturalmente il discorso può essere esteso anche agli altri generi).
Ora, io credo che la presenza di questi stereotipi dia luogo ad un effetto psicologico ben preciso: è come se lo spettatore si accorgesse inconsciamente che tutta la messinscena non è altro che un pretesto, per mostrare delle cose (gli stereotipi) che con la trama non hanno niente a che vedere, quindi, è come se si accorgesse che quello che sta vedendo è un film, è finzione, perchè è come se si accorgesse che l'attore "sa di essere guardato", perchè più o meno è come se guardasse in macchina, facendo venire meno l'effetto di verità del film, e quindi il coinvolgimento emotivo, e soprattutto la credulità dello spettatore. Dunque, a questo punto è come se tutti gli elementi della messinscena che concorrono a creare l'effetto di verità, e quindi la credulità dello spettatore (le scenografie, le musiche, la recitazione ecc.), fallissero e mancassero il loro obiettivo, quindi, non riuscendo a ottenere più l'effetto voluto.
Dunque, a questo punto io credo che ciò che nel trash viene esasperato sia proprio questo carattere di pretestuosità della messinscena, attraverso l'ostentazione dell'incapacità da parte di essa di ottenere l'effetto di verità, e da qui l'ostentazione della finzionalità e dell'approssimatività: scenografie smaccatamente finte, una voluta incoerenza e sgangheratezza narrativa, recitazione sotto il livello di guardia, e così via; e credo che sia proprio questo a far ridere nel trash.

L'esasperazione parodistica della logica consumistico-voyeuristica dello stereotipo (forse anche parlare del trash con questi paroloni è a sua volta abbastanza trash ), invece, trova a mio avviso espressione nel secondo elemento, quello dell'oscenità. Insomma, se si porta all'estremo questa logica, è chiaro che si arriva alla pornografia, e con ciò intendo anche lo splatter, che forse non è altro che il proseguimento della pornografia. Infatti, le scene splatter e porno, nei film trash, appaiono totalmente gratuite e non motivate dalle necessità della trama, e questo secondo me è il secondo aspetto che rende il trash "divertente" (certo, dipende poi dal punto di vista), l' ostentata e assurda gratuità di queste scene. Anzi, direi proprio che si tratta dell'esasperazione di quelli che sono i due principali "pretesti" usati per stimolare il voyeurismo dello spettatore per fini consumistici, ovvero il sesso e la violenza, che nel trash diventato appunto porno e splatter.

sgubonius
00lunedì 22 dicembre 2008 14:00
Alla radice di tutto credo che ci sia proprio una spinta portata all'estremo contro ogni cultura e ricercatezza.

L'estrema finzione non è neanche lo scopo ultimo (quello semmai è quasi un surrealismo) ma pare che sia proprio il "fatto male", ovvero l'opposto del "fatto ad arte" a regnare sovrano.
Forse il consumismo c'entra nella misura in cui tende ad aborrire l'oggetto artistico "diverso/unico" per una standardizzazione, ma questa esasperazione della bruttezza e della volgarità deve avere una radice più profonda, direi quasi nichilistica (che poi è alla base anche del fenomeno consumista).

Peraltro questa è una tendenza che va aumentando man mano colle nuove generazioni. Un tempo il trash era quasi di nicchia, oggi è la prassi. Sinceramente non riesco più a trovarlo divertente, mi deprime!
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